Tratto dal libro di F. D’Amando “Francesca Foresti”
Incontro con il P. Pio da Pietrelcina
I giornali avevano incominciato a parlare del P. Pio da Pietrelcina che viveva a San Giovanni Rotondo, e neanche a farlo apposta il fratello di Eleonora, ancora militare nella croce rossa, si veniva a trovare con il Cappellano P. Raffaele cappuccino che proveniva proprio da S. Giovanni Rotondo.
Il desiderio di andare da P. Pio nacque spontaneo in Giuseppe, sempre mezzo infermiccio ed in Eleonora, ancora con tante incertezze sull’opera che intendeva istituire. Peppino aspirava alla guarigione, la Sorella a qualche divina comunicazione. Il P. Raffaele oltre ad approvare quella andata, diede consiglio a far riferimento alla famiglia Gisolfi, a cui lui stesso spediva una lettera di accompagno e di presentazione.
Il primo ottobre del 1919 erano dunque a S. Giovanni Rotondo.
– Ecco una lettera del P. Raffaele, vorremmo un alloggio, fece Peppino.
E la Signora Clorinda che era andata ad aprire la porta:
– Un alloggio!…ma è impossibile… C’è l’albergo… noi non facciamo pensione… ci mancherebbe altro!… tutti ci darebbero addosso.
Infine, trovata buona la lettera di P. Raffaele, si arresero, dando la propria camera da letto, anche se non eccessivamente spaziosa. E loro?
In soffitta.
Neanche a farlo apposta, proprio in quella sera del 1° ottobre 1919 si scatenò un temporale da sembrare il finimondo. Un vento fortissimo con mulinelli ed ululati paurosi, e poi una pioggia che Dio la mandava. E freddo! Tanto freddo che metteva paura.
– Un favore… disse Eleonora alla Signora Clorinda… fate la gentilezza di acquistare un maglione pesante per il fratello.
– Ma qui, rispose Clorinda, non se ne trovano… se ne fanno soltanto dietro ordinazione… posso darle quello di mio marito.
E così fecero.
In quanto a parlare o accostare il P. Pio, un’impresa! Gente che aspettava da giorni, che veniva da lontano, che si faceva forte della protezione di questo o quel religioso, che ungeva le raccomandazioni con offerte, che si facevano largo con la prepotenza o l’astuzia.
Finalmente anche i due bolognesi trovarono la via giusta. I Gisolfi erano amici di Nina Campanile e questa era penitente e figlia spirituale di Padre Pio.
Si dice:” una mano lava l’altra e tutte e due lavano il viso” e qui si fece proprio così.
Parlarono con il Padre Pio, come vollero e quanto vollero. Si sentirono felici.
Eleonora in quell’incontro
Lo trovò affabile, comprensivo, accostevole, accondiscendente, cortesissimo. Il P. Pio era dalla sua parte.
Si disse favorevole al suo spirito di riparazione, alla sua Istituzione, allo stile francescano che la guidava.
L’aiutò per un abbozzo delle Regole ed in quanto a vocazioni, promise che l’avrebbe aiutata.
Si intrattenne con essa a lungo, in chiesa ed in foresteria, da solo o con altri. Mangiò anche assieme. La dissero una delle sue figlie spirituali.
Si fermò per diversi giorni a S. Giovanni Rotondo: vi tornò nel febbraio del 1920 e poi, ancora una volta, nel 1921.
Con le penitenti del P. Pio fece circolo e cenacolo; ad esse tenne conferenze; con esse intavolò conversazioni religiose, esortandole alla riparazione, alla vita interiore, alla devozione all’Eucaristia, ad associarsi a Gesù nel rivivere i tratti più emergenti della sua vita evangelica. Gli incontri avvenivano nella famiglia Gisolfi o presso le sorelle Ventrella, Rachelina Russo, Rachelina e Rosinella Gisolfi, le sorelle Pompilia Campanile e Marietta Massa.
Di lei se ne interessarono il P. Raffaele, il P. Agostino, il P. Paolino, il P. Benedetto ed anche altri cappuccini.
Meglio di così, neanche a Fognano né a Brisighella….
Il P. Pio in Eleonora approvò tutto ed in quanto a quelle luci interiori le disse di stare tanto tranquilla quanto a “camminare sotto il sole, perché il Signore agiva con lei sicuramente, mentre il diavolo di lei aveva paura”.
E tutto questo ogni volta che si portava a S. Giovanni Rotondo con tanta sicurezza, che sarebbe temerario pensare il contrario.
Fioretti a San Giovanni Rotondo
Primo ottobre 1919. La Signora che aveva accolti i due Foresti in casa, sapendo che la finestra era tanto malmessa, bussò alla porta ed entrò. Trovò che la Signorina Eleonora ed il Signor Peppino pregavano inginocchiati dinanzi ad immagini sacre che avevano messe sul comò da formare un altarino. Clorinda se ne disse così ammirata che il giorno dopo disse a Rachelina Russo: “lo sai che in casa ho una santa?”
Si sa che accogliendo in casa i Foresti, i Gisolfi erano andati a finire in soffitta. Una sera dal buchino del pavimento la più giovane, Rosinella, figlia di Clorinda, si mise a spiare e vide che pregavano insieme. Vide anche che entrambi si davano la disciplina ed essa era circondata di luce.
“Nel febbraio del 1920 scrisse che sarebbe venuta e di fatto venne, ma faceva tanto freddo che fummo costretti a prestarle indumenti pesanti ed a fargli usare le scarpe del papà. Rosinella l’accompagnava in convento, perché la via era brutta, piena di spine e di rovi ed essa aveva paura di andare in convento da sola. Una volta giunta in convento, accesero il caminetto in foresteria ed Eleonora, Rosinella e il P. Pio rimasero tutto il giorno.”
I Gisolfi la fecero conoscere anche alle altre penitenti di P.Pio. La chiamavano “La Signorina”, ma essa non voleva, dicendo che si chiamava Eleonora, distribuiva spesso caramelle e cioccolata, e qualcuno arrivò a dirle, non ricordandone subito il nome, “La Signorina della cioccolata”
Mangiando in convento, il p. Pio avendo lasciata la pietanza, Rosinella gli chiese di poterla mangiare. P.Pio le rispose: ” non mangiare lamia roba che sono malato”. Lei volle mangiare quella pietanza lo stesso. Con Rosina ne mangiò anche Eleonora.
“Alla sera si radunavano le penitenti del P. Pio in casa di Filomena Fini, vedova. La Signorina Eleonora faceva le conferenze religiose.. parlava franca e alla buona… Terminata la conferenza ci divertivamo, ridevamo e la Signorina distribuiva cioccolata e dolci.”
“La scrivente avendo modo di avvicinare tutti i giorni il P.Pio gli presentò Eleonora Foresti, la quale ebbe con lui un lungo colloquio, a cui svelò tutto l’animo suo. Subito dopo la scrivente avvicinò il P.Pio il quale le disse: ” Vedi quella Signorina che mi hai presentato? Si conserva e mantiene tanto innocente come una bambina di quattro anni”.
“Dopo un colloquio con il Padre ci incontrammo con la Signorina davanti la Chiesa. Mi disse che il Padre aveva approvato tutto ciò che il Signore chiedeva da lei e che avesse messo presto mano all’opera. Non potendo avvicinare spesso il Padre, le disse che poteva riferire tutto a me, che avrei pensato io a comunicarlo al P.Pio il quale a sua volta, mi disse: “Quando ricevi corrispondenza dalla Foresti, apri pure le lettere, leggile e riferiscimi il loro contenuto”
“Eravamo nel dopoguerra 1919-1920. Le fazioni politiche erano in grande fermento e si combattevano a vicenda. Dopo la Messa del primo maggio, il Padre mi disse: – Ho incominciato la Messa col terrore di essere trucidato da un momento all’altro sull’altare”
Qualche giorno dopo mi arriva una lettera della Foresti che mi dice:- L’attenzione del cielo si rivolge all’umile frate che vive in cotesto convento… per le sue sofferenze e le sue preghiere sarà risparmiata all’Italia la rivoluzione.
Riguardo le regole, il venerato Padre dette incarico al P. Raffaele da S. Giovanni Rotondo. La Regola venne letta nell’attuale foresteria del Convento dei PP. Cappuccini, presenti il P.Pio, il P. Raffaele, la Foresti e la scrivente, signorina Nina Campanile. La Regola veniva letta ed approvata punto per punto, ma quando si arrivò all’articolo in cui si diceva che l ‘Istituto doveva curare anche l’educazione della gioventù, la Signorina ebbe un sussulto ed esclamò: – Ma io volevo la clausura…
Ed il Padre subito: – Figlia mia, una volta il focolare domestico era anche scuola di una santa formazione, ma oggi che non si fa più, sono gli Istituti Religiosi che devono fare quanto non si fa in famiglia.
Una volta la Signorina Foresti mi scrisse dicendomi che il mio ufficio presso il P.Pio era come quello della Veronica.
Nel mio primo incontro con il Padre, lo dissi al P.Pio, il quale prima che io gli dicessi qualcosa in proposito intervenne e mi disse:
Lo so che ti ha scritto il particolare della Veronica.
Un giorno che la Signorina Foresti era a colloquio con il Padre ed io mi trovavo nella stessa stanza della foresteria ho udito che il P.Pio le diceva:
Norina, il Signore le ha dato spalle larghe per posarvi sopra una pesante croce.
Incominciata l’opera, la Signorina Foresti mi scriveva che aveva bisogno di più frequenti contatti con il Padre. Quando glielo dissi, il Padre mi rispose: – E va bene stabiliremo tra di noi un telefono senza fili.
Lo scrissi subito alla Foresti, la quale dopo qualche tempo mi rispose: – Dica pure a P. Pio che il telefono senza fili funziona.
A questi particolari presi quasi disana pianta dalle testimonianze di Clorinda Gisolfi, di Suor Pia Bonopane, di Nina Campanile si è in grado di aggiungere quanto il P. Pio scriveva al P. Benedetto di S. Marco in Lamis: ” In quanto alla nuova istituzione della Foresti, qualora si riuscirà ad istituirsi con l’applicazione esatta di tutto intero il Regolamento, ne risalirebbe un grande onore a Dio. Ma se non avrà appoggio morale sufficiente, morirà prima che avrà avuto vita.”
Il fatto che il P.Pio si sia interessato della Foresti fino al gennaio 1921 riteniamo che sia il fiore più bello.
Grazie alla Divina Provvidenza, la quale nei suoi disegni realizza ciò che è nella Sua Santa Volontà, la Congregazione è stata aiutata da eminenti Cardinali, Vescovi e Sacerdoti, e dall’anno 1943 anno in cui si è avuta l’approvazione diocesana, la Famiglia delle Suore Francescane Adoratrici si è ingrandita e ha potuto operare sia con l’adorazione Eucaristica che con l’impegno educativo e di evangelizzazione.
Tratto da “Parole di cielo su Padre Pio” di Consilio M. Gambardella, a cura di Marco Cecchelli
Così leggemmo, tanti anni fa, su volantini diffusi a migliaia, e rileggiamo ancora oggi con profonda commozione:
“Gesù si degnò di rivelare alla Serva di Dio, Suor Maria Francesca Foresti di Bologna, morta in concetto di Santità, quanto segue nei riguardi di Padre Pio da Pietrelcina:
L’anima di Padre Pio è fortezza inespugnabile,
è cielo terso in cui gli angeli rispecchiano il loro volto stupendosi;
è cella vinaria in cui mi inebrio a mio piacere;
è un favo di miele;
è il rifugio nelle ingratitudini degli uomini;
è lo specchio della Mia Anima, in cui Mi rifletto
come un purissimo raggio di sole, attraverso il più puro cristallo.
La mia voce è in lui come l’eco riprodotta fra due monti.
Il suo linguaggio è dolce, tagliente, franco, misterioso come il Mio:
conforta ed abbatte, atterra e suscita
con lo stesso mio imperio, perché Io, Gesù, vivo in lui.
Il suo spirito è diffusivo come un liquido;
opera con la parola non meno che con lo spirito.
Un gesto, una parola, uno sguardo del Padre
operano più che il profondo eloquio di un oratore.
Egli è vita nel corpo e nello spirito.
Io do valore a tutto ciò che emana da lui.
Il Padre tuo è il capolavoro della Mia Misericordia
A cui ho conferito tutti i doni del Mio Spirito,
come a nessun’altra creatura.
È il mio perfetto imitatore, il mio altare,
il mio sacrificio, la mia Ostia.
È la Mia Compiacenza.
È la mia Gloria.
Io sono in Padre Pio e lui è in Me.
Chi vede Padre Pio vede me.